Daria Lucca su il manifesto del 27/03/01 a pagina 15., 27 marzo 2001
L’imperatore romano Commodo, figlio di Marco Aurelio, governò su Roma per tredici anni e condusse una vita dissoluta e violenta, conclusasi con la morte per avvelenamento per mano della sua concubina preferita (che per sicurezza lo fece anche strangolare, agonizzante, da un lottatore)
L’imperatore romano Commodo, figlio di Marco Aurelio, governò su Roma per tredici anni e condusse una vita dissoluta e violenta, conclusasi con la morte per avvelenamento per mano della sua concubina preferita (che per sicurezza lo fece anche strangolare, agonizzante, da un lottatore). Nel corso della sua vita combatté 735 volte nel circo, pretendendo dal fondo comune dei gladiatori uno stipendio tanto elevato da essere considerato una "nuova vergognosa tassa imposta al popolo romano" (Edward Gibbon). Nel 183 una delle sue amanti, Lucilla, pagò un sicario perché lo uccidesse: l’uomo lo aspettò in un portico buio, ma l’agguato fallì (non riuscirono ad ucciderlo neanche nel 189, durante un assalto plebeo). Il consigliere Clearco, lodando la sua forza e abilità con le armi, lo convinse a farsi rappresentare sulle medaglie come un novello Ercole, con clava e pelle di leone.