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 2001  aprile 01 Domenica calendario

Nel I secolo dopo Cristo, i cittadini di Roma erano circa seicentomila, sistemati in enormi fabbricati suddivisi in piccoli alloggi dove vivevano intere famiglie

Nel I secolo dopo Cristo, i cittadini di Roma erano circa seicentomila, sistemati in enormi fabbricati suddivisi in piccoli alloggi dove vivevano intere famiglie. Per rifornirsi d’acqua bisognava andare alla fontana o al deposito comunale più vicini, ma c’erano anche ditte private che, dietro un esiguo compenso, la portavano a domicilio. I Romani avevano molto a cuore il problema del rifornimento idrico della città. Un paragone con una piccola cittadina sulle rive del Rodano può rendere un’idea. Vienne (questo il nome della cittadina) nel I secolo dopo Cristo aveva trenta-trentacinquemila abitanti e undici acquedotti, uno dei quali aveva una portata di centottantaseimila metri cubi d’acqua al giorno. In totale, ogni abitante aveva a disposizione quotidianamente più di diciotto metri cubi d’acqua. A Roma, la quantità a disposizione dei cittadini abbienti (che avevano in casa un impianto idrico) era di cinquecento litri al giorno, più dell’attuale media europea, mentre per gli inquilini dei condomini era di settanta litri. La Cloaca Maxima (costruita nel VI secolo avanti Cristo) rimase a lungo l’unico mezzo di smaltimento dei liquami cittadini; Livio la definì «collettore di tutte le lordure», compresi carogne e cadaveri, che però venivano abbandonati anche per strada. Si racconta di un cane che un giorno fece il suo ingresso nella sala da pranzo di Vespasiano con in bocca la mano di un uomo, raccattata per strada.