Luca Villoresi su la Repubblica del 3/04/01 a pagina VII della Cronaca di Roma., 3 aprile 2001
Alla fine dell’Ottocento, la famiglia Boncompagni-Ludovisi fece costruire l’edificio romano che oggi ospita l’ambasciata degli Stati Uniti
Alla fine dell’Ottocento, la famiglia Boncompagni-Ludovisi fece costruire l’edificio romano che oggi ospita l’ambasciata degli Stati Uniti. La regina Margherita vi si trasferì dopo la morte di Umberto I e lasciò il suo nome al palazzo. Gli Stati Uniti lo acquistarono nel dopoguerra, completo di arredi e ornamenti, cedendo in cambio tutte le jeep, i camion e i vagoni dell’esercito americano presenti all’epoca in Italia. Nei sotterranei del palazzo Margherita è stato recentemente recuperato e restaurato un portico affrescato degli Horti sallustiani; otto anni fa una Venere, fino ad allora rimasta in una nicchia dei giardini, è stata riconosciuta come opera del Giambologna e valutata venti milioni da Sotheby’s. Un secolo fa Pasquino, alla vista del palazzo (che allinea una quindicina di finestre frontalmente e soltanto tre sul lato), disse che a Roma ci sono molte chiese senza facciata, ma che una facciata senza palazzo non s’era mai vista.