Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2001  maggio 03 Giovedì calendario

VIETNAM

Uno di quei ragazzi che ho visto crescere intorno alla mia casa mi scrive dall’Indocina, è nella Legione Straniera. ’Non credevo mai così mostruosa la vita che mena la Legione Straniera, che ci mandano sempre nei punti più isolatissimi per ditruggere una razza che ne muoiono oggi duemila e domani se ne trovano allo stesso punto cinquemila e spessissime volte tanti dei nostri cadono prigionieri e il giorno appresso si ritrovano, ma solamente con la testa infilata a un bambù. Questo certo che in Legione si contraccambia e fra noi c’è quello che fa molto più mostruoso di loro, per questo che stando quaggiù si dimentica tutto e non si aspetta che la morte per il riposo. Tanti tanti legionari sono dispersi in questa terra, ovunque si marcia si trova una croce di legno e tanti sono i nomi degli italiani che leggo. Quando nella Legione incarcerano uno, prima gli buttano un secchio d’acqua sul pavimento dove lui deve sdraiarsi, il punito deve mettere la faccia contro il muro e col naso tenere ferma contro il muro una cartina di sigaretta, per ore e ore, e se la cartina cade c’è pronto un caporale che gli dà una manata per schiacciargli il naso. Si ha più paura di questa botta che della morte. Le vietnamite sono per lo più piccole e esili, formose nel Laos e in Cambogia. Ammazzano le vecchie (i legionari) per spaventare le giovani, così aprono le gambe senza far perdere tempo. Noi italiani diventavamo amici con gli indigeni, io giocavo a carte sui loro barconi, spaccavo la legna insieme a loro. hanno bisogno di medicine, con un’aspirina si prende una ragazza; sono grati come in nessun’altra parte del mondo a chi gli fa del bene, col camion li aiutavo a portare avanti i carri della loro roba quando fuggivano. Guardi quanti denti mi mancano, ai legionari mancano sempre denti, perché invece della consegna sono cazzotti; per un francese scelgono sempre gente che si odia, ma quasi nessuno casca per terra, perché se si casca ti danno una taccata che rovina la faccia’. Ho visto con i miei occhi dove abitava questo ragazzo, perché una notte ci fu una lite in casa sua e corsi su a vedere insieme a mio fratello: ci abitavano undici persone in quelle quattro stanze, ma non c’era una sedia, un oggetto; solo un tavolo in cucina, quattro letti, in uno in sei, fratellini e sorelline dai due agli otto anni, tre da testa e tre da piedi che guardavano la lite indifferenti perché c’erano abituati, anche se a un litigante colava il sangue dal naso. Il vuoto sembrava maggiore perché era tutto pulito, e un senso così me l’ha dato un bunker nei pressi di Mesola in novembre: ci entrai con Cavallaro e renzi, aveva una piccola anticamera e una camera di 3 per 3, con un tavolo di cemento in mezzo e sopra questo tavolone rotondo vidi quattro piattini di alluminio con la minestra messi ai posti giusti come i punti cardinali. Il bunker è abitato da due sposi che ora sono a Rovigo nell’ospedale con la pleurite, qui ci stanno i loro bambini vestiti di nuovo, hanno i gambali lucidi, appena avuti da qualche comitato, vivono nel bunker insieme a uno zio ". (Cesare Zavattini)