Giusto Benedetti su La Stampa dell’11/04/01 a pagina 3 dell’inserto Tuttoscienze., 11 aprile 2001
Verso la metà del Cinquecento i coloni spagnoli e portoghesi iniziarono a dar la caccia ai capibara, roditori di grandi dimensioni che devastavano le coltivazioni di canna da zucchero, riso e cocomeri introdotte in Sud America
Verso la metà del Cinquecento i coloni spagnoli e portoghesi iniziarono a dar la caccia ai capibara, roditori di grandi dimensioni che devastavano le coltivazioni di canna da zucchero, riso e cocomeri introdotte in Sud America. La carne dei capibara era molto apprezzata dagli Indios che lavoravano i campi. Poiché l’astinenza quaresimale avrebbe potuto provocarne la ribellione (con conseguente abbandono della fede cristiana), la Chiesa, nel Seicento, cercò di mettere d’accordo le abitudini alimentari degli indigeni con i precetti d’astinenza e stabilì che, siccome i capibara vivevano prevalentemente in acqua, si trattava di pesce e non di carne. Nel 1754 le Facoltà di Medicina e di Teologia dell’Università di Parigi, accogliendo la proposta del gesuita francese Charlevoix, dichiararono "pesce" la coda del castoro (perché squamosa), consentendone la presenza nei banchetti della vigilia. Anche le anatre, fino all’intervento di Papa Innocenzo III del 1215, potevano comparire sulle tavole durante la Quaresima, perché si credeva che nascessero dagli alberi e fossero vegetali.