Avvenire del 12/04/01 a pagina 12., 12 aprile 2001
Cibi consumati nel periodo pasquale nelle varie regioni d’Italia: in Piemonte si usano i "persi al furn" (pesche conservate e cotte al forno dopo esser state riempite d’amaretto); in Liguria c’è la torta pasqualina (torta rustica di pasta sfoglia con verdure, uova e parmigiano); nelle Marche la "crescia di Pasqua" (pizza al gusto di formaggio lievitata così al lungo da raddoppiare il suo volume); nel Lazio l’abbacchio (dal latino "ad baculum", cioè spinto dal pastore con un bastone, un agnellino cotto al forno e servito con patate o puntarelle); in Lombardia il salame di filzetta (molto saporito, a grana grossa, preparato esclusivamente con la carne più magra del maiale e lavato con aceto e vino bianco); in Umbria la "ciaramicola" (ciambella dolce guarnita con alkermes, glassata con albume d’uovo e decorata di confetti colorati); nel Veneto i "vuovi e sparasi" (uova sode decorate con erbe di campo, colorate di rosso acceso mediante la bollitura con bucce di cipolla e servite in un letto di asparagi verdissimi); in Campania la pastiera (un dolce con ricotta, grano duro e scorza d’arancia); in Sardegna il "salame di tergu" (ricavato dal cosciotto del tipico suino nero dell’isola e conservato sotto la cenere); in Calabria la "cuzzupa" (una pagnotta dolce lievitata che viene preparata per ogni membro della famiglia: la dimensione cresce con l’età, la forma può essere ovale o a candela); in Basilicata la "scarcedda" (dolce ripieno di uova sode: l’uovo rappresenta la fortuna e viene tagliato a fette, quindi il favore della sorte che toccherà a ciascuno è proporzionato alla misura della fetta d’uovo capitata nel piatto)
Cibi consumati nel periodo pasquale nelle varie regioni d’Italia: in Piemonte si usano i "persi al furn" (pesche conservate e cotte al forno dopo esser state riempite d’amaretto); in Liguria c’è la torta pasqualina (torta rustica di pasta sfoglia con verdure, uova e parmigiano); nelle Marche la "crescia di Pasqua" (pizza al gusto di formaggio lievitata così al lungo da raddoppiare il suo volume); nel Lazio l’abbacchio (dal latino "ad baculum", cioè spinto dal pastore con un bastone, un agnellino cotto al forno e servito con patate o puntarelle); in Lombardia il salame di filzetta (molto saporito, a grana grossa, preparato esclusivamente con la carne più magra del maiale e lavato con aceto e vino bianco); in Umbria la "ciaramicola" (ciambella dolce guarnita con alkermes, glassata con albume d’uovo e decorata di confetti colorati); nel Veneto i "vuovi e sparasi" (uova sode decorate con erbe di campo, colorate di rosso acceso mediante la bollitura con bucce di cipolla e servite in un letto di asparagi verdissimi); in Campania la pastiera (un dolce con ricotta, grano duro e scorza d’arancia); in Sardegna il "salame di tergu" (ricavato dal cosciotto del tipico suino nero dell’isola e conservato sotto la cenere); in Calabria la "cuzzupa" (una pagnotta dolce lievitata che viene preparata per ogni membro della famiglia: la dimensione cresce con l’età, la forma può essere ovale o a candela); in Basilicata la "scarcedda" (dolce ripieno di uova sode: l’uovo rappresenta la fortuna e viene tagliato a fette, quindi il favore della sorte che toccherà a ciascuno è proporzionato alla misura della fetta d’uovo capitata nel piatto).