La stanza di Montanelli, Corriere della Sera, 23/02/2001 pag. 43., 23 febbraio 2001
Caro Montanelli, ho appreso con gioia che il 24 febbraio Lei sarà con noi qui ad Ancona a celebrare Luigi Albertini nel sessantesimo anniversario della sua scomparsa
Caro Montanelli, ho appreso con gioia che il 24 febbraio Lei sarà con noi qui ad Ancona a celebrare Luigi Albertini nel sessantesimo anniversario della sua scomparsa. Certo nessuno può farlo meglio di Lei che lo conobbe e lo ammirò anche se Lei arrivò al "Corriere" quando Albertini ne era da alcuni anni uscito, o per meglio dire ne era stato cacciato. Io non ho fatto in tempo a conoscerlo, ma ne sono una lontana parente, e posso dirle che più che di una commemorazione, questa cerimonia dovrebb’essere di riparazione per il modo in cui Ancona trattò questo suo illustre figlio. Se lei non lo sa, io sono pronta a venire apposta a Milano per accompagnarla ad Ancona. Cara signora, non si disturbi. Prima di tutto perchè, come ho già detto agli organizzatori, io domani ad Ancona non ci sarò. Sono troppo vecchio e stanco per fare fronte a questo turismo celebrativo cui mi condanna il fatto di essere rimasto l’ultimo testimone di un’epoca e di averne conosciuto i protagonisti. Ma debbo anche dirle in tutta sincerità che se oggi fossi ad Ancona, mi guarderei bene dal metterla sotto processo per le dimenticanze e scortesie di cui Albertini vi fu vittima. Per due motivi. Prima di tutto perché, essendo, nato anch’io in un piccolo centro, molto più piccolo di Ancona, e per di più toscano, ne conosco benissimo le miserie. Eppoi perché il caso Albertini va riportato alla mentalità e alla moralità di allora.