Vania Colasanti sul Corriere della Sera del 15/04/01 a pagina 53., 15 aprile 2001
Caravaggio, appena giunto a Roma, a vent’anni, venne introdotto dallo zio prete Ludovico presso monsignor Pandolfo Pucci, soprannominato dal giovane "Monsignor Insalata", perché gli serviva insalata come «antipasto, pasto, postpasto e companatico»
Caravaggio, appena giunto a Roma, a vent’anni, venne introdotto dallo zio prete Ludovico presso monsignor Pandolfo Pucci, soprannominato dal giovane "Monsignor Insalata", perché gli serviva insalata come «antipasto, pasto, postpasto e companatico». Caravaggio si trasferì poi in vicolo del Divino Amore 22, in un primo e secondo piano per il quale pagava alla proprietaria, Prudenzia Bruni, 40 scudi (il canone medio era di 20 scudi l’anno). Quando la Bruni lo sfrattò per mancato pagamento, venne fatto l’inventario dei suoi beni: in un baule di cuoio nero c’erano un paio di pantaloni e un giubbotto stracciati, una chitarra, un violino, due specchi, un pugnale e un paio d’orecchini (tutti oggetti presenti nei suoi quadri). Alla locanda del Moro alla Maddalena (di cui non si hanno più tracce) Caravaggio ordinò dei carciofi all’olio, l’oste glieli portò al burro e lui glieli tirò addosso. Il 28 maggio 1606, in una palestra coperta a Campo Marzio (andata distrutta), durante una partita di pallacorda, gioco simile allo squash odierno, Caravaggio uccise Ranuccio Tomassoni in una lite su un fallo di gioco. Lo Stato Pontificio lo condannò a morte in contumacia e lui fuggì da Roma.