Francesco Merlo sul Corriere della Sera del 28/03/01., 18 aprile 2001
«Se la politica deve essere il luogo dei talenti, non è per legge che si impongono i talenti. Per capire l’azzardo basta immaginare cosa accadrebbe se la parità matematica venisse applicata, per esempio, nella gestione delle grandi imprese, nelle più alte istituzioni dello Stato, dalla Corte Costituzionale al Quirinale
«Se la politica deve essere il luogo dei talenti, non è per legge che si impongono i talenti. Per capire l’azzardo basta immaginare cosa accadrebbe se la parità matematica venisse applicata, per esempio, nella gestione delle grandi imprese, nelle più alte istituzioni dello Stato, dalla Corte Costituzionale al Quirinale. E, ancora, nelle direzioni dei giornali e dei tg, nei rettorati universitari, negli alti gradi dell’esercito, nella massoneria... A nessuno verrebbe in mente di privilegiare, in questi ruoli, il genere sul merito. Di alternare per legge un presidente della Repubblica maschio a un presidente femmina; di nominare una generalessa per ogni generale... Perché solo in politica? Ancora più offensivo sarebbe scoprire che si offre alle donne, e per legge, un mondo ormai in declino, quello della politica; un terreno che in tutto il mondo occidentale diventa ogni giorno più modesto. Se si impone la parità legale in politica, e solo in politica, forse è perché in politica mediocrità e demagogia vanno di pari passo».