Marco Politi su la Repubblica del 23/04/01 a pagina 8., 23 aprile 2001
Il teologo Gino Concetti sostiene che nella traduzione in italiano del discorso con cui papa Giovanni XXIII inaugurò il Concilio Vaticano II sparì una frase fondamentale sulla Tradizione, che metteva degli argini all’innovazione e ribadiva la sua fedeltà alla tradizione e ai dogmi secolari
Il teologo Gino Concetti sostiene che nella traduzione in italiano del discorso con cui papa Giovanni XXIII inaugurò il Concilio Vaticano II sparì una frase fondamentale sulla Tradizione, che metteva degli argini all’innovazione e ribadiva la sua fedeltà alla tradizione e ai dogmi secolari. Il papa avrebbe affermato che la dottrina cristiana doveva essere «studiata ed esposta attraverso le forme dell’indagine e della formulazione letteraria del pensiero moderno» tenendo presente che «una cosa è il deposito della fede, cioè le verità contenute nella nostra veneranda dottrina, e un’altra il modo con cui sono enunciate, sempre però conservando lo stesso senso e la stessa sentenza (cioè lo stesso valore)». Il giorno dopo, l’Osservatore Romano riportava la traduzione, saltando l’accenno alla ”veneranda tradizione” e alla necessità di conservare ”lo stesso senso e la stessa sentenza” delle verità tradizionali. Secondo padre Concetti, dalla traduzione incompleta «ha preso l’avvio il sovvertimento dottrinale attribuita, a torto, alla mitica parola "aggiornamento"». Monsignor Loris Capovilla, uomo di fiducia di Giovanni XXIII, ha replicato affermando che non c’è mai stata alcuna manipolazione nelle traduzioni.