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 2001  aprile 26 Giovedì calendario

Su Berardino Libonati, nuovo presidente della Telecom: « un presidente col profilo del commissario» (’Il Sole 24 Ore”), «un uomo espressione del Ministero del Tesoro» (’Corriere della Sera”)

Su Berardino Libonati, nuovo presidente della Telecom: « un presidente col profilo del commissario» (’Il Sole 24 Ore”), «un uomo espressione del Ministero del Tesoro» (’Corriere della Sera”). Il vecchio presidente della Telecom era Gian Mario Rossignolo, da tutti definito come uomo Fiat. Venerdì mattina, essendo fissata per le 14.00 la riunione del Consiglio d’Amministrazione Telecom che lo avrebbe defenestrato, Rossignolo andò da Ciampi per ottenerne l’appoggio. Ma fu accolto freddamente. Mentre il Consiglio d’Amministrazione era in corso, lo stesso Ciampi dettò alle agenzie un comunicato in cui si auspicava «che la proprietà privata Telecom riesca a dare un esecutivo estremamente valido». Rossignolo si dimise dopo una discussione di sei ore (secondo il ”Corriere”) o otto ore (secondo ”Il Sole”). Il comunicato finale parla di «carenze nelle strutture di comunicazione» e allude evidentemente al fatto che pochi giorni fa la Telecom consegnò ai sindacati una previsione sugli utili dei prossimi tre anni parecchio più bassa di quella che era stata diffusa tra gli azionisti. I sindacati la fecero conoscere, la Telecom li smentì, ma dopo l’intervento della Consob dovette confermare che sì, l’Azienda avrebbe guadagnato di meno. Il fatto apparve talmente clamoroso che Gad Lerner ci fece una puntata di ”Pinocchio” a cui però il vertice Telecom si rifiutò di partecipare, confermando la propria incapacità di comunicare. Rossignolo è stato però accusato di parecchie altre cose: ha fatto saltare un accordo giudicato importante con l’At & t (che s’è poi alleata con British Telecom), non ha stretto una buona alleanza con Cable & Wireless, non ha fatto capire quale strategia vuol seguire l’azienda in futuro. La Telecom è stata privatizzata un anno fa, però con un mucchio di vincoli che le impediscono di fatto di essere per davvero una società privata. I giornali hanno accusato con una certa convinzione anche gli azionisti privati che contano (il cosiddetto ”nucleo duro”) e cioè Credit, Ifil (cioè la Fiat), SanPaolo di Torino, Imi, Ina, Generali. Commenti sarcastici o severi anche sul neoministro delle Comunicazioni, Salvatore Cardinale, che aveva invitato il Consiglio d’Amministrazione a non avere troppa fretta nella sostituzione di Rossignolo. La stampa ha interpretato l’invito come una indebita ingerenza del governo nelle faccende di una società che non è più pubblica e deve perciò fare da sè.