Simonetta Fiori su la Repubblica del 18/04/01 a pagina 46., 18 aprile 2001
"Il volume raccoglie gli scritti politici sull’ultimo trentennio, usciti per la gran parte su ”Repubblica” e pervasi da un’afflizione ”rimossa e sgradevole” che lo stesso autore apertamente confessa: ”l’incapacità o l’impossibilità di sentirmi un cittadino di questo paese”
"Il volume raccoglie gli scritti politici sull’ultimo trentennio, usciti per la gran parte su ”Repubblica” e pervasi da un’afflizione ”rimossa e sgradevole” che lo stesso autore apertamente confessa: ”l’incapacità o l’impossibilità di sentirmi un cittadino di questo paese”. Una sindrome di spaesamento nella quale si riconosce anche la Rossanda, ”bastarda per metà tedesca e per metà slava”, e che invece non contagia Mauro (’Tra molti dubbi e domande, non fatico affatto a sentirmi italiano”). Secondo Garboli, a suggellare definitivamente il proprio Aventino rispetto alla vita pubblica italiana fu l’assassinio di Moro... Rossanda sminuisce la portata rivoluzionaria di quel progetto (’In realtà Berlinguer dialogava con Moro ma trattava con Andreotti”). Il direttore di ”Repubblica” propone una lettura diversa di quell’evento, orientata sul vissuto della sua generazione: ”Se per Garboli il caso Moro segnò la rinuncia all’impegno civile, per molti miei coetanei ha rappresentato il contrario. Da una posizione di antagonismo verso lo Stato ci siamo trovati a difendere le istituzioni”. Il timore è che ritornino gli anni Ottanta, così spensierati (in apparenza) e sostanzialmente tragici. Garboli conferma la sua vocazione di pessimista: ”Ho avuto una bella giovinezza, il nazifascismo definitivamente abbattuto. Sulla mia vecchiaia non ho certezze. So soltanto che non ho voglia di vedere il sorriso alla Fernandel sui manifesti”" (Simonetta Fiori).