Angelo Panebianco sul Corriere della Sera del 19/04/01 a pagina 1., 19 aprile 2001
"Presentando a Roma una raccolta di suoi testi lo scrittore Cesare Garboli ha confessato ”l’incapacità o l’impossibilità di sentirmi cittadino di questo Paese”
"Presentando a Roma una raccolta di suoi testi lo scrittore Cesare Garboli ha confessato ”l’incapacità o l’impossibilità di sentirmi cittadino di questo Paese”. A suo onore va detto che egli, a differenza di altri, non ha aspettato i sondaggi sfavorevoli per esternare tale stato d’animo... Tuttavia, quella frase riassume bene le contraddizioni in cui si dibatte buona parte dell’intellighenzia di sinistra. Italianissima, ma che finge sempre di non esserlo. Che tuona contro ”chi vuole dividere il Paese” senza capire quanto il proprio antipatriottismo militante abbia contribuito a dividerlo. Che ostenta disprezzo per le volgarità del Paese senza percepire la volgarità implicita in tale ostentazione. Così fatua da credere che le sia lecito pronunciare ogni parola, anche la più grave (come ”fascismo”). Ciò che rivela, in fondo, scarsa stima di sé. Chi lavora con le parole, infatti, se ha sufficiente considerazione del proprio ruolo, sa quanto le parole pesino, sa che deve sempre considerarsi responsabile delle cose che dice. Una sinistra intellettuale più matura, meno infantile, se esistesse, eviterebbe di pensarsi come ”corpo separato”, distinto da un Paese che, nel bene e nel male, è il suo, il nostro. Chiunque vinca le elezioni" (Angelo Panebianco).