Giuliano Ferrara sul Foglio del 23/04/01 a pagina 1., 23 aprile 2001
"Il nostro Iago di Camaiore... non vuole dimettersi da italiano, soffre bensì per il tormento di non riuscire a sentirsi cittadino del suo paese, in un arco sognante di ricordi tristi e civili che va dall’annessione al Piemonte fino all’omicidio Moro
"Il nostro Iago di Camaiore... non vuole dimettersi da italiano, soffre bensì per il tormento di non riuscire a sentirsi cittadino del suo paese, in un arco sognante di ricordi tristi e civili che va dall’annessione al Piemonte fino all’omicidio Moro. Come si permette Panebianco, una mente ossessionata dal fantasma di Berlusconi (e da lui posseduta), di stabilire una relazione tra questo dolore quasi indicibile e la vanità delle discussioni pubbliche tra intellettuali e televisionisti sprezzatori del ”paese di merda” che potrebbe forse un domani votarsi il suo Cavaliere? E’ vero, di un vero irrecusabile: Garboli lavora nelle profondità, negli abissi del tempo e della memoria, con lo speciale registro delle sue scritture e fobie, in un incantamento di sé che non prevede l’esistenza del mondo esterno... Ma perché adirarsi? Panebianco ha solo registrato che l’onda sismica dei suoi dolori di ”divorziato dall’Italia” si è incrociata fatalmente con la turbolenza plebea delle star e delle starlet in lite con la patria... Anche Garboli è qualcosa. Gli tocca questa scocciatura. Anche lui scrive e presenta libri, e concede qualcosa allo spirito del tempo" (Giuliano Ferrara).