Sigfrido Leschiutta su Gli Album de la Repubblica del 28/04/01 a pagina 4., 28 aprile 2001
Da Siracusa, conquistata nel 212 a. C., i romani portarono via una meridiana che misero nel Foro: un secolo dopo si accorsero che lo strumento, progettato per la latitudine della città siciliana, a Roma non segnava l’ora giusta
Da Siracusa, conquistata nel 212 a. C., i romani portarono via una meridiana che misero nel Foro: un secolo dopo si accorsero che lo strumento, progettato per la latitudine della città siciliana, a Roma non segnava l’ora giusta. Durante l’impero di Augusto fu costruita la più grande meridiana di tutti i tempi: la superficie era vasta alcuni ettari, con il quadrante in marmo e le gradazioni in bronzo (ci è giunto solo lo gnomone verticale, che oggi funge da obelisco in piazza Montecitorio). Per calcolare la durata delle arringhe, nel foro delle città romane si adoperavano le clessidre ad acqua: se l’avvocato aveva bisogno di più tempo, poteva chiedere al giudice di accordargli lo svuotamento di una seconda clessidra («binas clepsydras petere»). Se l’intervento non era stato brillante, e quindi l’avvocato aveva sprecato il suo tempo, si commentava: «Aquam suam perdidit». L’espressione «intorbidare le acque» sembra derivi dal fatto che i cancellieri corrotti dei tribunali aggiungevano fango all’acqua delle clessidre, aumentando così i minuti a disposizione di qualche oratore.