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 2001  aprile 23 Lunedì calendario

Il piccolo Ennio Morricone nasce a Roma, nel cuore di Trastevere, in via San Francesco a Ripa, nel 1928: «Mio padre Mario era professore di tromba, insegnava, eseguiva musica sinfonica con le orchestre, anche quella del teatro dell’Opera e - per far quadrare i conti di casa - di notte si univa a un gruppo jazz al "Florida", un locale notturno molto di moda negli anni Quaranta e Cinquanta

Il piccolo Ennio Morricone nasce a Roma, nel cuore di Trastevere, in via San Francesco a Ripa, nel 1928: «Mio padre Mario era professore di tromba, insegnava, eseguiva musica sinfonica con le orchestre, anche quella del teatro dell’Opera e - per far quadrare i conti di casa - di notte si univa a un gruppo jazz al "Florida", un locale notturno molto di moda negli anni Quaranta e Cinquanta. Rientrava anche alle due, le tre di notte. Per recuperare le lunghe assenze, quando c’era era molto severo, capace di seguirmi sul tram - senza farsi vedere - per scoprire se avessi quelle che allora si chiamavano "le cattive compagnie". Mi ha insegnato a suonare a tutto campo... suonai anche con lui, lo accompagnavo volentieri. Mi iscrisse al Conservatorio di Santa Cecilia nella classe di tromba, sarei diventato trombista, non si dice trombettiere, come pensano tutti. No, si dice proprio trombista: una garanzia, perché è più facile portare i soldi a casa con quello strumento che con altri. Avevo dieci anni, andavo alla scuola media... imparai molto in fretta. Partecipai al corso di Armonia complementare del maestro Roberto Caggiano, passai subito a quello di Armonia principale e svolsi in sei mesi il programma di quattro anni. Era come se qualcun altro, dentro di me, mi indicasse le cose che dovevo fare, quasi un miracolo». Finita la guerra, concluso il conservatorio, Morricone è ancora trombista. Ha conosciuto la sua futura moglie, Maria Travia, ma si vergogna di "portare i soldi a casa" con la tromba, andando per locali, non vuole dirlo alla fidanzata ed escogita un trucco: «Invece di usare la custodia regolare, nascondevo la tromba in una valigia, ma lei aveva scoperto già tutto». Durante il servizio militare non impara a sparare, ma scrive per la banda dei granatieri, «non sapevo tenere il fucile in mano e il mio caporalmaggiore mi guardava inorridito. A causa della crisi di Suez, fui congedato con due mesi di ritardo. Riuscii a sposarmi a ottobre, nella chiesa dei Santi Cosma e Damiano: Carlo Savina, direttore d’orchestra della Rai, con cui avevo iniziato a collaborare, mi regalò i biglietti del treno e mi spedì a Taormina, in albergo da un suo amico che mi avrebbe fatto uno sconto. Ma io, ansiosissimo, contavo i soldi tutti i giorni. Era il 1956, per fortuna alla radio cercavano qualcuno che portasse un po’ di aria nuova. Cominciai ad arrangiare le musiche degli altri, anche in televisione. Intanto, continuavo a comporre la musica vera, quella mia». Alla Rca Morricone inventa il rumore del barattolo che rotola, «creai un effetto sbattendo un barattolo in terra, allora fu un successone: guadagnavo l’uno per cento sulle vendite del 45 giri, mi arrivarono 500 mila lire».