Claudio Rendina su la Repubblica del 29/04/01 a pagina VI della Cronaca di Roma., 29 aprile 2001
Nel 1908 Leon Delagrange, scultore francese con l’hobby del volo, arrivò a Roma con una ”macchina volante” (acquistata per venticinquemila franchi dai fratelli Voisin) per esibirsi in uno spettacolo aviatorio nella piazza d’Armi ai Prati di Castello (recintata per l’occasione e fornita di tribune ricoperte di tela rossa)
Nel 1908 Leon Delagrange, scultore francese con l’hobby del volo, arrivò a Roma con una ”macchina volante” (acquistata per venticinquemila franchi dai fratelli Voisin) per esibirsi in uno spettacolo aviatorio nella piazza d’Armi ai Prati di Castello (recintata per l’occasione e fornita di tribune ricoperte di tela rossa). Prezzo per assistere al primo volo, venti centesimi. Il 24 maggio, giorno prescelto per l’esperimento, accorsero circa diecimila spettatori, ma la forte brezza sembrò rendere impossibile il decollo. La folla aveva cominciato a rumoreggiare chiedendo indietro i soldi quando Delagrange salì a bordo e diede gas, seguito da un nugolo di fotografi. L’aereo si sollevò soltanto per qualche secondo fino a un’altezza di due metri, suscitando la delusione dei presenti. Lo scultore decise di ripetere l’esperimento il 27 maggio. Alle sette di mattina, in automobile scoperta e accompagnato dalla regina Elena, arrivò Vittorio Emanuele III, portando con sé la macchina fotografica. Delagrange cercò di avviare il motore, che però si bloccò immediatamente. Dopo dieci minuti il re salutò freddamente e risalì in auto, ma d’improvviso sentì alle sue spalle il rumore del motore e si voltò in fretta, appena in tempo per fotografare il velivolo che si staccava da terra. Delagrange volteggiò sulla piazza per cinque minuti, a due metri d’altezza.