Danilo Donati su Il Messaggero del 03/05/01 a pagina 20., 3 maggio 2001
«Orbene... questa specie di ingredienti della famiglia delle zuppe, delle pappe, dei semolini, delle bavaresi fatte in famiglia, di un latte alla portoghese fatto in Basilicata, con biscottacci rotti tipo galletta con pastoie di mascarpone che osano chiamare mascarpone, di forma quadrangolare, è alto un mattone e per sua natura fermenta immantinente, è anche immerso in liquoracci fatti da frati vecchi, zoppi, anchilosati, stanziati in conventacci sperduti macerando erbacce e fioracci come il pisciacane e l’erba Luisa
«Orbene... questa specie di ingredienti della famiglia delle zuppe, delle pappe, dei semolini, delle bavaresi fatte in famiglia, di un latte alla portoghese fatto in Basilicata, con biscottacci rotti tipo galletta con pastoie di mascarpone che osano chiamare mascarpone, di forma quadrangolare, è alto un mattone e per sua natura fermenta immantinente, è anche immerso in liquoracci fatti da frati vecchi, zoppi, anchilosati, stanziati in conventacci sperduti macerando erbacce e fioracci come il pisciacane e l’erba Luisa. Al primo e ultimo boccone subito ti impastoia la bocca, ti occlude il garganello, offende la glottide, strozza l’esofago e piomba dall’alto sullo stomaco. La digestione impreparata rimane come annichilita e per vendicarsi fomenta l’odio per i dolci e incita la vista a non guardare l’intruglio e in fondo in fondo crea un moto rivoluzionario tra le ricette vere che non accettano nemmeno quel nome - tiramisù - che sembra un termine da facchinaggio... Tutto sommato non ho ancora finito. Sappia ancora che ottunde ai cuochi l’intelligenza, sulla tavola crea disagi, astio ai vini che non vogliono accompagnarlo, rancori tra i buongustai, umori di vendetta tra i raffinati, accoppa i commensali, non ha precedenti nella storia, produce deliri e il desiderio di scaraventarlo in faccia e poiché è cosparso di cacao in polvere per nasconderne le vergogne, un improvviso sternuto potrebbe far volare la polvere dove non dovrebbe. Ha fatto rivoltare nella tomba Careme e Artusi, è il tappabuco del volgo, conquista della Gleba, sintomo sicuro di questo tempo che avanza, spudorato e senza radici alcune dove il palato ormai è foderato di amianto» (Federico Fellini a proposito del tiramisù).