Carlo Carena su Il Sole 24 Ore del 29/04/01 a pagina IV dell’inserto Cultura., 29 aprile 2001
Nell’età repubblicana, il sistema elettorale romano era simile a quello presidenziale americano: il voto non era quello dei singoli cittadini, ma dei vari gruppi in cui questi erano suddivisi
Nell’età repubblicana, il sistema elettorale romano era simile a quello presidenziale americano: il voto non era quello dei singoli cittadini, ma dei vari gruppi in cui questi erano suddivisi. Nel giorno dei comizi, ottenuto il favore degli dèi, gli araldi convocavano il popolo, che si ammassava in Campo Marzio, poi leggevano a voce alta i nomi dei candidati, scritti su tavole di legno imbiancato. Un magistrato si rivolgeva al popolo, chiedendo: «Tra i candidati in lista e di cui abbiamo fatto il nome, qual è quello che volete nominare console (o pretore)?». Per un lungo periodo di tempo, gli elettori dovettero esprimersi oralmente davanti al funzionario che li interpellava. Soltanto a partire dalla fine del II secolo si passò a votazioni segrete, su tavolette di cera che poi venivano deposte in una cassetta.