Filippo Ceccarelli su La Stampa del 03/05/01 a pagina 5., 3 maggio 2001
Il primo italiano ad attuare uno sciopero della fame per protesta fu, nel 1952, Danilo Dolci, architetto, poeta ed educatore di Trieste che, dopo aver visto morire di fame un neonato, figlio di una coppia di siciliani di Trappeto, minacciò di procurarsi volontariamente la stessa fine: «In questo stesso letto dove una creatura innocente è morta di fame, io che potrei non essere povero, mi lascerò morire di fame, per portare una testimonianza, per dare con la mia morte un esempio, se le autorità non si decideranno a provvedere»
Il primo italiano ad attuare uno sciopero della fame per protesta fu, nel 1952, Danilo Dolci, architetto, poeta ed educatore di Trieste che, dopo aver visto morire di fame un neonato, figlio di una coppia di siciliani di Trappeto, minacciò di procurarsi volontariamente la stessa fine: «In questo stesso letto dove una creatura innocente è morta di fame, io che potrei non essere povero, mi lascerò morire di fame, per portare una testimonianza, per dare con la mia morte un esempio, se le autorità non si decideranno a provvedere». Si mise a letto, con una rozza coperta e una bottiglia d’acqua; pregava, parlava e suonava la fisarmonica. Le autorità presero provvedimenti che Dolci giudicò insufficienti: nell’estate del 1956 riunì sulla spiaggia del paese, presidiata da 500 agenti di polizia, tutti quelli che la pensavano come lui e diede inizio al primo digiuno di massa. Dolci portò sulla spiaggia altoparlanti da cui diffondeva musica di Bach. venne arrestato e tenuto in prigione per mesi. Una volta uscito ricominciò e continuò per tutti gli anni Sessanta.