4 maggio 2001
Una siciliana di 31 anni, vedova da luglio, è stata autorizzata dal giudice di Palermo Giovanni D’Antoni all’impianto di tre embrioni fecondati dal marito due mesi prima della morte in un agguato di mafia
Una siciliana di 31 anni, vedova da luglio, è stata autorizzata dal giudice di Palermo Giovanni D’Antoni all’impianto di tre embrioni fecondati dal marito due mesi prima della morte in un agguato di mafia. La donna si era rivolta al tribunale dopo che la sua richiesta di avere un figlio dal defunto era stata rifiutata dai medici del Centro di riproduzione di Palermo (il codice di autoregolamentazione dei medici proibisce l’uso post mortem di gameti ed embrioni). La decisione del giudice D’Antoni contrasta la legge attualmente in vigore, che riconosce la paternità entro dieci mesi dalla morte del marito.