Luisa Ciuni su Il Giorno del 26/04/01 a pagina 39., 26 aprile 2001
Per secoli le mutande sono state giudicate indumento eccentrico e peccaminoso, ad esempio Cicerone le chiamava "femoralia" definendole con gran disprezzo abbigliamento da attrici
Per secoli le mutande sono state giudicate indumento eccentrico e peccaminoso, ad esempio Cicerone le chiamava "femoralia" definendole con gran disprezzo abbigliamento da attrici. Qualche secolo dopo Bonifacio fustigava i costumi delle donne che portavano "zarabulles" (dal nome della stoffa grezza con cui venivano confezionate), mentre a Venezia, dove si chiamavano "braghesse", erano usate soltanto dalle meretrici. Dall’Ottocento divennero capo assai diffuso, col nome di "pantalone per l’intimità" o "tubo della modestia". La contessa Virginia di Castiglione, amante di Napoleone III, le chiamava "coprivulva imperiale" e se le faceva confezionare di raso color rosa salmone, rifinite da grosse balze di filè rosso lunghe fino alla caviglia, mentre la regina Vittoria faceva ricamare su ogni paio "la donna casta e pura mette le mutande per coprire la natura". Molto importanti i colori, ad esempio le maitresse dicevano "biancheria celeste per donne disoneste", le donne perbene la indossavano esclusivamente bianca, con ricamata la scritta "buon giorno". Il nero comparve con D’Annunzio, che fece cucire per Eleonora Duse indumenti intimi in raso lunghi fino al ginocchio. Le signore romane invece, ai tempi della Battaglia del Grano, ebbero l’idea di mutande tutte fiorate con la scritta Duce stampata sul sedere. Paola Borboni, che portava d’abitudine intimo rosso, era solita dire: "Le mutande sono come i governi. C’è sempre qualcuno che li vuol far cadere".