Silvia Ronchey su La Stampa (ttL) del 05/05/01 a pagina 11., 5 maggio 2001
«Petronio fu il primo dandy della storia. Non era nobile né bello. Era piccolo, nero e strabico
«Petronio fu il primo dandy della storia. Non era nobile né bello. Era piccolo, nero e strabico... dedicava i suoi giorni al sonno, le sue notti al dovere e ai piaceri. Come altri avevano raggiunto la celebrità col lavoro, lui l’aveva raggiunta con la pigrizia. Non aveva fama di dissipato, ma di erudito del lusso. Nelle parole e negli atti affettava una noncuranza e una certa languida indolenza che veniva presa per semplicità. A trent’anni lo colse la voglia di scrivere le storie che di notte, alle porte della città, fra le tombe, gli raccontava il suo schiavo Siro, le stesse che si sussurravano i tavernieri e i guardiani delle croci dei suppliziati. Petronio aveva mani da artigiano e uno spirito colto. Prese a incidere le parole sulla pergamena. Quando ebbe terminato, convocò Siro per leggergliele e lo schiavo rise e gridò ad alta voce battendo le mani... Nominato proconsole in Bitinia e poi console, Petronio si mostrò all’altezza degli affari di stato. In seguito, ricaduto nella dissipatezza, o fingendo di esserlo, fu ammesso nella cerchia più ristretta di Nerone. Divenne l’arbitro delle eleganze. Niente dilettava o vellicava il principe se non era stato prima scelto da Petronio. Si attirò l’invidia di Tigellino, che lo fece denunciare come traditore solleticando la libidine più forte di Nerone, la crudeltà. Petronio non sopportò di restare sospeso tra il timore e la speranza. Non volle però disfarsi della vita troppo in fretta e prese a giocare con la morte. Prima si fece aprire le vene, poi se le fasciò strette, poi le aprì di nuovo, e intanto chiacchierava con gli amici. Non voleva sentire frasi sull’immortalità dell’anima né massime di saggezza, ma solo poesie leggere e versi lascivi. Fece regali ad alcuni schiavi, altri li fece frustare. Si mise a tavola, si lasciò andare al sonno, cosicché la sua morte, voluta e studiata, sembrasse casuale. Secondo altri, non è vero che Petronio si sia spento lentamente in una vasca di marmo. Fuggì invece con Siro e continuò la sua vita sulla strada. Insieme, furono maghi ambulanti, ciarlatani di campagna, amanti di soldati vagabondi e di gladiatori evasi. Si dice che vivessero dei pani funerari che rubavano nei sepolcri» (Silvia Ronchey).