Marina Leonardini, La Stampa 24/04/1999, 24 aprile 1999
Ultima ossessione del Giappone e oggetto del desiderio di manager, impiegati e stranieri: le lolite, studentesse in gonna corta e calzettoni bianchi alla caviglia, che affollano le metropolitane della capitale e i manga porno-soft, spopolano in club, chat line e tv, influenzano il costume e dominano la moda
Ultima ossessione del Giappone e oggetto del desiderio di manager, impiegati e stranieri: le lolite, studentesse in gonna corta e calzettoni bianchi alla caviglia, che affollano le metropolitane della capitale e i manga porno-soft, spopolano in club, chat line e tv, influenzano il costume e dominano la moda. Aspirazione delle nuove lolite: farsi pagare o accettare regali costosi per essere guardate: «Se impiegati e businessmen vogliono pagare per guardarci, per comprare la nostra biancheria intima, per portarci a cena, perché non farlo?». Enazo, ventenne fidanzata con un ragazzo spagnolo: «Basta essere vestite nel modo giusto, meglio ancora se in divisa scolastica da marinaretto per essere avvicinate nelle maggiori stazioni del metro da attempati signori che offrono ora una cena, ora tremila yen (circa 50 mila lire) per sbirciare sotto la gonna». Tra i regali più richiesti: l’ultimo modello di cellulare, il nuovo walkman, vestiti e accessori firmati. Attività più lucrose: pratiche voyeristiche, show feticisti, vendita di biancheria intima usata. Più del 25% delle liceali ha contatti chat line per «lavorare» e il 4% ha avuto rapporti con uomini adulti in cambio di regali. Nei quartieri più frequentati di Tokyo si trovano distributori automatici con slip sottovuoto e foto delle proprietarie, negozietti che espongono mercanzia legata al piacere olfattivo, locali a tema dove si esibiscono finte ragazzine di solito ventenni che dimostrano qualche anno in meno. Secondo Kahimi, cantante pop di 31 anni «essere una lolita è uno stato mentale, l’età non conta. L’importante è che le persone pensino a te come a una bambina».