Tino Oldani, Panorama 29/04/1999, 29 aprile 1999
Ma i Caf pagano le tasse? Tra le tante accuse che l’ordine dei commercialisti rivolge ai Caf («Concorrenza sleale, alterazione delle regole del mercato, nessun obbligo di rispettare la riservatezza dei dati»), vi è anche quella di evadere le imposte sui compensi ricevuti
Ma i Caf pagano le tasse? Tra le tante accuse che l’ordine dei commercialisti rivolge ai Caf («Concorrenza sleale, alterazione delle regole del mercato, nessun obbligo di rispettare la riservatezza dei dati»), vi è anche quella di evadere le imposte sui compensi ricevuti. «Non è affatto vero» replicano i sindacati. «Nei nostri Caf tutti i contribuenti ricevono una regolare ricevuta fiscale per il pagamento delle 25 mila lire». Tutto chiaro? Niente affatto: Franco Michelotti, responsabile del servizio studi dell’ordine dei commercialisti, punta il dito sull’articolo 38 del decreto legislativo del 28 dicembre 1998 che recita: «I compensi ai Caf erogati dallo Stato non costituiscono corrispettivi agli effettivi dell’imposta sul valore aggiunto». Come a dire: i Caf pagano le imposte a metà, solo sui compensi versati dai contribuenti, mentre sui 200 miliardi che ricevono dallo Stato «l’evasione fiscale è stabilita per legge». Nello stesso decreto si prevede che il compenso dello Stato ai Caf sarà adeguato ogni anno in base all’indice Istat dei prezzi al consumo. Una sorta di contingenza che, eliminata dalle buste paga, ricompare solo per i sindacati.