Antonio Cianciullo, E.Occ., la Repubblica 10/05/1999; Daniela Onelli, la Repubblica 09/05/1999; Giovanna Cavalli, Corriere della Sera 12/05/1999, 10 maggio 1999
Sempre più numerosi i paesi europei che hanno emanato leggi restrittive per l’allevamento di visoni
Sempre più numerosi i paesi europei che hanno emanato leggi restrittive per l’allevamento di visoni. In Italia, dove esistono 65 stabilimenti per un totale di 300 mila visoni, la legge proposta dagli animalisti giace in Parlamento da sei anni. Raffaele D’Amico, l’allevatore abbruzzese di visoni che giorni fa ha respinto a bastonate e colpi di forcone gli animalisti della Peta (associazione animalista internazionale) piombati nel suo podere per un blitz in soccorso degli animali da pelliccia: «Se la legge me lo impone io sbaracco tutto, li faccio fuori e via. Ho cuore io, prima di mangiare una bistecca di un mio vitello mi ci vogliono tre giorni. Ai visoni gli voglio bene, ci gioco, li curo e certo mi dispiace che devono morire, ma che ci posso fare, questa è la vita. Però li ammazzo col gas, non sentono niente». Walter Caporale, presidente della Peta italiana: «Negli allevamenti gli animali vivono in ambienti terrificanti. Visoni, volpi, castori e cincillà rinchiusi in gabbie strettissime esposte al gelo per infoltire il loro pelo. La morte avviene con rottura delle ossa cervicali, sparo di un chiodo nel cervello seguito da dissanguamento, camere a gas con anidride carbonica, asfissia, iniezioni letali o scariche elettriche». Mario Paganoni, presidente dell’Associazione italiana pelliccerie: «Le caratteristiche della pelliccia, dalla traspirazione al calore, non possono essere paragonate a quelle dei succedanei sintetici». Roberto Bennati, della Lav (Lega antivivisezione): «Per produrre una pelliccia sintetica, che scalda quanto l’altra, bastano 4 litri e mezzo di benzina: più o meno quelli che servono per trasportare un animale ucciso al luogo d’imbarco. Con la differenza che non si sottopongono a elettroesecuzione o a camera a gas più di 30 milioni di animali l’anno».