Lia Colucci su l’Unit del 09/05/01 a pagina 24., 9 maggio 2001
«Ai miei occhi questo universo della comunicazione totale è la fine, il gelo, la pietrificazione di ogni legame sociale
«Ai miei occhi questo universo della comunicazione totale è la fine, il gelo, la pietrificazione di ogni legame sociale. Tutto è messo alla stessa altezza, tutto vale con la stessa intensità. E’ vero che i mezzi d’informazione agevolano la comunicazione, ma essi non tengono conto della capacità di assimilazione dell’individuo. Più facile ed estesa è la comunicazione e più i messaggi veramente importanti si perderanno. Non saremo più in grado di riconoscerli tra i tanti. Non si scoprirà più nulla, o, al contrario, tutto verrà giudicato evento. Molti libri straordinari scompariranno semplicemente perché nessuno si accorgerà che esistono. E’ solo un’illusione industriale quella di pensare che le persone possono accedere a tutto e tutto discernere. I computer hanno ottenuto successi insperati per il desiderio che abbiamo manifestato nel volerli a tutti i costi. Non sto dicendo che avere un computer è sbagliato. Sto cercando di spiegare il meccanismo profondo che ne fa un oggetto appetibile. Da questo punto di vista, prima o poi occorrerà domandarsi che cosa rimpiazzerà il computer. E’ probabile che il desiderio, di cui parlo, diventerà sempre più capriccioso, folle, eccessivo. La società lo seguirà fino a un certo punto per poi abbandonarlo» (Renè Girard, antropologo).