Guido Rampoldi, la Repubblica 12/06/1999, 12 giugno 1999
Si dice: gli albanesi, (la loro tribù) non avranno alcuna voglia di convivere con i serbi (la tribù avversa), e presto dovranno separarsi
Si dice: gli albanesi, (la loro tribù) non avranno alcuna voglia di convivere con i serbi (la tribù avversa), e presto dovranno separarsi. «Val pena di riflettere su questo: l’impossibità della convivenza è proprio la tesi del nazionalismo serbo. E di tutti i nazionalismi ex yogoslavi: oltre al serbo e al croato anche l’albanese. Nemici ma omologhi, talvolta segretamente alleati, questi nazionalismi continueranno a perseguire un piano semplicissimo: spartirsi il meridione dell’ex Yugoslavia lungo confini etnici. Dividere il Kosovo e far la pelle alla Bosnia. Poi completare la pulizia etnica. Una parte della diplomazia europea coltiva un retropensiero per il quale questa soluzione sarà alla lunga inevitabile. Ma francamente non vediamo la differenza tra il Kosovo senza albanesi sognato da Milosevic e il Kosovo senza serbi gradito all’Uck: sarebbero due mostri identici [...] Per questo l’Europa deve mandare segnali forti. Non solo parole, ammonimenti, pressioni (cacciate i Milosevic e avrete i soldi), promesse d’Europa e sermoni buonisti: fatti. Uno in particolare: obbligare la Croazia a riprendersi 400 mila serbi che espulse dal ’91 al ’95, nel totale disinteresse degli occidentali (e degli americani per la solita incoerenza). Sanare quel trauma. Fare ammenda di quel silenzio. E così convincere i serbi che la Nato ha intenzioni punitive, ma intende applicare lo stesso principio in tutta la ex Yugoslavia. Seconda condizione: neutralizzare l’Uck, mandato allo sbaraglio, pericolosamente illuso dagli americani di rappresentare le truppe di terra della Nato, e adesso poco disposto a deporre le armi e i progetti di secessionismo».