Corriere della Sera 22/06/1999, 22 giugno 1999
Giorgio Soavi su Mario Soldati, incontrato qualche mese fa in un ristorante a Bocca di Magra: «Quando si fu seduto, mi sembrò il momento di andarlo a salutare
Giorgio Soavi su Mario Soldati, incontrato qualche mese fa in un ristorante a Bocca di Magra: «Quando si fu seduto, mi sembrò il momento di andarlo a salutare. Gli feci molti complimenti per un cardigan a fiorellini e gli rammentai quello che mi aveva colpito della sua bella casa sul golfo di Lerici, con una vista da mozzare il fiato: una stanza da lavoro con dieci tavoli. Allora avevo chiesto perché. Soldati rispose: un tavolo mi serve per le recensioni d’arte, un secondo per i racconti, un terzo per il romanzo al quale sto lavorando [...] il quarto per quando mi ricordo di essere stato regista di cinema e quindi ci vuole un tavolo, sgombro e adatto a fare anche quel mestiere lì. E il quinto mi serve per i reportage per la Tv. Va bene, dissi. E gli altri cinque? Mario Soldati prese fiato, accese un toscano, mi offrì un caffè, quindi spiegò che un sesto tavolo poteva benissimo servire per prendere il caffè con un amico. Quello era il sesto. E gli altri? Non mi disse mai a cosa servivano gli altri quattro. Ma fu così lieve ed evasivo a farmi capire che, nella vita, uno può tranquillamente comprare dei tavoli in più. A qualcosa serviranno sempre. Per farti un esempio, a inventare dei racconti sui tavoli».