Francesca Delogu, Mf 02/07/1999, 2 luglio 1999
La settimana scorsa a Milano hanno sfilato le Collezioni Uomo primavera-estate 2000. «Gigli ha portato in scena 77 modelli, scelti per raccontare un dandy etnico-siderale, che mischia colori speziati e bruciati dal sole con tecno tessuti, leggeri come un foglio di carta dall’orlo pennellato
La settimana scorsa a Milano hanno sfilato le Collezioni Uomo primavera-estate 2000. «Gigli ha portato in scena 77 modelli, scelti per raccontare un dandy etnico-siderale, che mischia colori speziati e bruciati dal sole con tecno tessuti, leggeri come un foglio di carta dall’orlo pennellato. Ai piedi, sandali monacali in versione San Francesco del Duemila e al collo cravatte sottilissime, da portare infilate nella camicia». Gianfranco Ferré ha «forgiato, fucinato e intagliato una collezione fuoriclasse, sagomata e curvilinea, sontuosa e costruttivista. Con molte intonazioni e variazioni in pelle conciata, nappa double, taffetà e faille di seta. E un controcanto di tecno-proposte e modelli tennis, in tessuti appallottabili e croccanti. Il suo eroe ha un che di cavalleresco e di byroniano: è inguainato in superbe giacche con chiusura obliqua, talvolta sovrapposte a camicie con mezzo colletto dentro e mezzo fuori, ma sceglie anche lunghi impermeabili da signore delle tenebre e over in pelle spessa, traforata e intrecciata a patchwork. [...] La silhouette predilige camicie ipercostruite (trasparenti, ricamate, punteggiate di ricami, di strisce di metallo che sembrano maxi fili d’erba e pantaloni pennellati, squarciati da spacchetti sul fondo. Da portare sul nudo, come i mangiafuoco [...] Le camicie: lussuose cattedrali di faille, lino, taffetà e sete impalpabili ricamate che cancellano la dimensione ordinaria».