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 1999  agosto 17 Martedì calendario

Convinto che l’industria culturale e mediatica sia responsabile delle sparatorie nelle scuole americane, Clinton ha rivolto un appello all’industria di Hollywood e l’associazione degli scrittori di cinema ha organizzato un convegno in cui ha ammesso l’opportunità di abbassare il livello di violenza nei film

Convinto che l’industria culturale e mediatica sia responsabile delle sparatorie nelle scuole americane, Clinton ha rivolto un appello all’industria di Hollywood e l’associazione degli scrittori di cinema ha organizzato un convegno in cui ha ammesso l’opportunità di abbassare il livello di violenza nei film. Il critico e storico dello spettacolo John Leland: «Ci hanno martellato per anni sostenendo che le grandi case di produzione, i signori del cinema, i re delle televisioni e i creatori della pubblicità hanno un grande potere nell’influenzare le attitudini del pubblico, oggi questa affermazione si ritorce contro di loro e Holliwood è costretta a darsi un contegno promettendo di comportarsi bene e sperando in questo modo di poter evitare una nuova ondata di perbenismo che potrebbe strangolare la produzione». Il professor Vittorino Andreoli, psichiatra: «Non v’è dubbio che esiste una relazione tra la violenza in immagini e la violenza reale. Ricordo un film canadese dove veniva rappresentato un suicidio nella metropolitana di Montreal: ebbene, nelle settimane successive sono aumentati i suicidi eseguiti con le stesse modalità; però bisogna sempre distinguere tra effetto a breve o a lungo termine. difficile sostenere che un film possa essere all’origine di un omicidio avvenuto un anno più tardi. Sono moltissime le circostanze che possono influenzare un omicidio». Il sociologo Sabino Acquaviva: «Certe scene che su una persona normale non hanno alcun effetto, possono invece essere devastanti su individui borderline, psicologicamente più fragili. Ci sono individui predisposti, che possono diventare violenti anche molto tempo dopo dopo avere assorbito una sequenza emotivamente forte».