Stefano Elli, Mf 14/08/1999., 14 agosto 1999
Il pilota della Ferrari Eddie Irvine gioca spesso in borsa. Autodidatta, ha perso solo quando ha affidato i suoi investimenti a una società di gestione (45 milioni di lire)
Il pilota della Ferrari Eddie Irvine gioca spesso in borsa. Autodidatta, ha perso solo quando ha affidato i suoi investimenti a una società di gestione (45 milioni di lire). Lettore attento di tutta la stampa specializzata, ogni volta che va in albergo, prima ancora di sistemare i bagagli accende la televisione per sintonizzarsi su Sky news e controllare con il teletext i suoi otto titoli. «A mio avviso tutta la finanza è riconducibile al medesimo processo: c’è chi compra e c’è chi vende. La finanza è espressione dell’economia reale. Qualunque società, di qualunque settore, come missione ha quella di vendere qualcosa. Se riesce a vendere i suoi prodotti, la società non può andare male. Se non ci riescono non ci sono alchimie contabili sufficienti a mascherare la situazione. di un’ovvietà sconcertante. Ricordo che un tempo avevo investito nel titolo della Body Shop, una società di cosmetici naturali, che ha aperto un po’ ovunque nel mondo. In quel periodo le azioni stavano salendo. Passeggiando per varie città, però, mi sono reso conto che i negozi erano piuttosto deserti. Non c’erano molti clienti. Vendetti tutte le azioni. Dopo poche settimane il titolo è crollato». L’anno scorso i guadagni in borsa gli hanno permesso di raddoppiare lo stipendio Ferrari: «A volte però mi dico che se fossi stato meno prudente avrei potuto guadagnare un bel mucchio di soldi. Per il momento mi godo lo yacht di 28 metri che ora sta ormeggiato a Marina degli Aregai e che ho comprato solo con gli utili di borsa».