Luca Fazzo, la Repubblica 31/08/1999, 31 agosto 1999
Ferdinando Pomarici, procuratore aggiunto di Milano, dice che se l’eroina venisse distribuita dallo Stato si dovrebbe reintrodurre nel codice penale il reato di detenzione di droga: «Questo reato è stato cancellato dal Referendum del 1993, che ha depenalizzato la semplice detenzione
Ferdinando Pomarici, procuratore aggiunto di Milano, dice che se l’eroina venisse distribuita dallo Stato si dovrebbe reintrodurre nel codice penale il reato di detenzione di droga: «Questo reato è stato cancellato dal Referendum del 1993, che ha depenalizzato la semplice detenzione. Quella scelta, si disse, era dettata dalla volontà di non criminalizzare i consumatori di droga. Ma è chiaro che se si crea un canale pubblico di distribuzione della droga, quella norma non ha più ragion d’essere. Reintroducendo il reato di detenzione, torna ad essere possibile lottare contro il reato dello spaccio al minuto, che oggi è sostanzialmente libero: per condannare uno spacciatore lo devo cogliere in flagrante, o dimostrare con prove univoche che la droga la detiene per venderla e non per consumarla. C’è gente che è stata arrestata con un etto di cocaina ed è stata assolta perché ha detto che era per uso personale». Lei motiva la sua scelta con l’esigenza di tutelare la società dai crimini dei tossicomani. Si potrebbe obiettare che in questo modo si sacrificano i singoli, i drogati, sull’altare dell’interesse collettivo. « un’obiezione che anch’io mi sono posto. Ma mi sono risposto che avrebbe senso se avessimo la certezza che il divieto attuale rende effettivamente impossibile l’assunzione di sostanze stupefacenti. Siccome invece le cose non stanno così, e per rendersene conto basta fare un giro nei giardinetti di qualunque città italiana, allora è pura ipocrisia sostenere che il divieto serva a qualcosa. Il singolo tossicomane non è aiutato in nulla dal divieto». E come spiega allora le reazioni delle comunità di recupero, a partire da San Patrignano, tutte contrarie alla distribuzione? «Una risposta antipatica sarebbe che temono di avere dei danni nella prosecuzione della loro attività».