Boris Weintraub, National Geographic ottobre 1999, 11 maggio 2001
Una ricerca condotta dallo scienziato Peter Underhill sul Dna ha dimostrato che 15 o 20 mila anni fa, poco dopo l’insediamento degli esseri umani nell’emisfero occidentale, avvenne una mutazione genetica rarissima: un uomo generò un figlio con il cromosoma Y leggermente diverso dal suo (nella norma, è identico a quello del padre)
Una ricerca condotta dallo scienziato Peter Underhill sul Dna ha dimostrato che 15 o 20 mila anni fa, poco dopo l’insediamento degli esseri umani nell’emisfero occidentale, avvenne una mutazione genetica rarissima: un uomo generò un figlio con il cromosoma Y leggermente diverso dal suo (nella norma, è identico a quello del padre). Quel bimbo era un ”Adamo” dei nativi americani: oggi circa il 90 per cento degli indigeni sudamericani e il 50 per cento di quelli nordamericani possiede quel marcatore genetico, inesistente in altre popolazioni maschili. Underhill: «Appartengono a gruppi etnici diversi, hanno culture diverse e parlano lingue diverse, ma hanno in comune un unico antenato maschio».