Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 1999  novembre 05 Venerdì calendario

L’artista tedesco Schwartz ha montato all’Università di Roma Tre, in una stanza oscura con capienza di duecento persone, uno spettacolo interattivo

L’artista tedesco Schwartz ha montato all’Università di Roma Tre, in una stanza oscura con capienza di duecento persone, uno spettacolo interattivo. Un chitarrista, Christian Meyer, suona in fondo all’unica fila di posti che si fronteggiano, spettatori disciplinatamente seduti si accarezzano seguendo i comandi proiettati sulla parete dall’assistente Laura Boucaya: silenzio, sfioramenti, mano nella mano, bisbigli alle orecchie, carezze. Secondo la critica Rossella Battisti lo spettacolo non funziona perché in Italia siamo già abituati alle interazioni corporali, estranee ai popoli nordici.