Luigi Ciotti, La Stampa 05/11/1999, 5 novembre 1999
«L’ecstasy esplicita nel suo nome quello che i consumatori vorrebbero raggiungere: il ”viaggio”, lo sballo, la catarsi, la trance, l’estasi vera
«L’ecstasy esplicita nel suo nome quello che i consumatori vorrebbero raggiungere: il ”viaggio”, lo sballo, la catarsi, la trance, l’estasi vera. Questa sostanza, con le sue caratteristiche, agisce in modo subdolo [...]: sembra ”sana”, perché senza aghi e dipendenza, per lo meno quella fisica, ”carina ”, con i suoi mille loghi e colori, veloce a ”salire” perché gli effetti desiderati arrivano in fretta [...] Non è considerata una droga per tossicodipendenti. Chi la consuma si considera gente che vive al passo con i tempi. Adeguata, integrata, conforme alla ”tribù”, al suo piccolo o grande gruppo di riferimento. Nulla a che vedere con la marginalità dell’eroina [...] Un elemento di novità del consumo di droghe di sintesi è costituito dalla sostanziale ”normalità” di chi ne fa uso [...] Si tratta di ragazzi che studiano, lavorano anche tanto e altrettanto vogliono divertirsi [...]».