Fabrizio Ravelli, la Repubblica 03/11/1999, 3 novembre 1999
La famosa classe dirigente. Fa un certo effetto sentirlo dire dal figlio dell’idraulico comunista: «Abbiamo un target medio-alto, e un progetto di formazione della classe dirigente
La famosa classe dirigente. Fa un certo effetto sentirlo dire dal figlio dell’idraulico comunista: «Abbiamo un target medio-alto, e un progetto di formazione della classe dirigente. Un progetto di rigore didattico e di cordialità educativa». Musica per le orecchie dei genitori milanesi che possono permettersi rette dai 7 milioni annui della materna, agli oltre 8 milioni di medie e superiori. Don Aldo, prete spiccio e concreto in maglione nero, parla così: target, strategia aziendale, nicchie di mercato, competenza. E non si capisce se è una lingua indotta dal suo lavoro di manager scolastico, o se invece ha deciso che è l’unico modo per tradurre il ”progetto educativo” di impronta martiniana (nel senso di Carlo Maria, arcivescovo) a figli e nipoti dei ”cumenda”. Perché poi il progetto educativo che si applica qui, è una faccenda seria: «In soldoni: educare alla ricerca della verità, alla libertà responsabile, alla solidarietà effettiva. Non vogliamo creare bigotti, cattolici fanatici, o pupi che si sentano ombelico del mondo. Vogliamo che di qui escano persone serie in grado di pensare, di assumersi la responsabilità dei propri atti. Classe dirigente in quel senso lì: che ovunque lavorino, in alto o in basso, siano un punto di riferimento».