Fabrizio Ravelli, la Repubblica 03/11/1999, 3 novembre 1999
”Sancarlini”. Per i ragazzi di sinistra, l’etichetta è diventata una specie di insulto, quel che una volta era ”figlio di papà”, o ”fighetta”
”Sancarlini”. Per i ragazzi di sinistra, l’etichetta è diventata una specie di insulto, quel che una volta era ”figlio di papà”, o ”fighetta”. L’anno scorso ci si mise la polizia coi manganelli, qui davanti, per impedire una sorta di assalto alla ”scuola dei ricchi”. A don Aldo la definizione dà l’orticaria: «Le rette sono alte? Mah, non pagano nemmeno tutti i servizi. E poi, se un ragazzo merita, io trovo ogni anno borse di studio per trecento milioni. Qui non ha diritto di ospitalità solo la povertà di spirito. Qui conta l’impegno, la responsabilità. Se un ragazzo ha dieci in condotta, e si comporta male fuori, io lo saluto: non sei più del San Carlo, glielo dico davanti ai genitori». Al San Carlo ci sono 1200 alunni, dai bambini della materna ai ragazzi del liceo, e 140 dipendenti. Don Aldo, a passo di corsa, ci guida per aule scientifiche, sale computer («Li cambiamo una volta l’anno»), piscina, palestra, campi da gioco, biblioteca, bar. Un tour che può dare alla testa di chi abbia figli in una normalmente disastrata scuola pubblica. Ci sono anche alloggi per temporanei soggiorni come studenti «interni». [...]