Viviano Domenici, Corriere della Sera 11/11/1999, 11 novembre 1999
Il piccolo popolo degli Innu (ventimila persone), che vive in una zona del Canada tra il Labrador e il Quebec, rischia di estinguersi a causa del numero sempre crescente di suicidi tra gli adolescenti (i più si lanciano a testa bassa contro le pareti delle case)
Il piccolo popolo degli Innu (ventimila persone), che vive in una zona del Canada tra il Labrador e il Quebec, rischia di estinguersi a causa del numero sempre crescente di suicidi tra gli adolescenti (i più si lanciano a testa bassa contro le pareti delle case). Un tempo nomadi e cacciatori, trenta anni fa gli Innu furono privati dei loro territori e costretti a vivere in undici villaggi di baracche, adottando uno stile di vita occidentale. Vennero costruite scuole, ospedali, supermercati e ogni adulto ebbe uno stipendio (quaranta dollari canadesi, cento ogni gruppo familiare), ma con la vita stanziale hanno perso l’identità culturale. Apes Ashini, padre di un quindicenne innu suicidatosi giorni fa con un colpo di fucile alla gola: «Siamo stati costretti ad apprendere cose non nostre, il governo e i missionari hanno creato una confusione orribile, nessuno di noi riesce più a capire chi è. E non credo che lo capiremo mai, perché le cose che ci dicono non sono nostre e così siamo considerati solo degli ubriaconi maleducati e ignoranti. Noi rivogliamo il controllo della nostra vita, non vogliamo stare nei villaggi dove possiamo solo morire. Rivogliamo i nostri territori di caccia dove i canadesi hanno costruito dighe, aperto miniere; e nel cielo volano bassissimi gli aerei militari che devastano le nostre teste e allontanano la selvaggina; non ci fanno vivere. Sono gli aerei della Nato che si esercitano a bassa quota, cinquanta voli al giorno ad appena trenta metri dal terreno; entro qualche mese arriveranno anche quelli italiani». Johnathan Mazower, responsabile per il Nord America di Survival International, l’organizzazione di sostegno ai popoli tribali: «Le comunità innu vivono in uno squallore e in un caos inimmaginabili. File di baracche sgangherate fiancheggiano strade dissestate, nessuna abitazione innu ha acqua corrente o servizi igienici. Gli escrementi vengono lasciati per strada dove vengono mangiati dai cani o calpestati dalle bande di ragazzini che vagano nell’insediamento, spesso troppo spaventati per tornare a casa dove sanno di trovare adulti ubriachi pronti a ogni tipo di violenza. La violenza, gli abusi sessuali, l’autolesionismo, le malattie e l’alcolismo sono mali endemici. Già dieci anni fa, in uno dei villaggi, constatammo che l’80-85 per cento degli abitanti sopra i quindici anni erano alcolizzati. Tra bambini e ragazzi è normale stordirsi sniffando benzina o colla. Tutto questo aiuta a capire lo stato mentale che induce ai suicidi collettivi».