Simonetta Fiori su la Repubblica del 13/05/01 a pagina 28., 13 maggio 2001
«La fantastica avventura di Inge Feltrinelli comincia quasi mezzo secolo fa, nello studio di Heinrich Maria Ledig Rowohlt, ad Amburgo
«La fantastica avventura di Inge Feltrinelli comincia quasi mezzo secolo fa, nello studio di Heinrich Maria Ledig Rowohlt, ad Amburgo. Lei, fotoreporter, ha ventotto anni, un misto di Audrey Hepburn e Leslie Caron. S’è fatta conoscere per aver fotografato Picasso, Hemingway, Gary Cooper, Gérard Philipe, Greta Garbo, Anna Magnani. Giangiacomo è un editore atipico, di famiglia miliardaria e ideali comunisti, famoso per aver pubblicato Zivago in prima mondiale. Si conoscono, si piacciono. Una storia d’amore e di editoria che in fondo non è ancora finita. Signora Feltrinelli, come cominciò? "Era il luglio del 1958, tornavo in Germania da un viaggio nel Ghana, dove avevo fatto un reportage sulle regine dei diamanti. Non avevo una lira. A casa, trovai una lettera con la proposta d’un contratto per scrivere una di quelle orribili guide: come si diventa fotoreporter... Telefonai subito al mio amico Rowohlt: "Che faccio? Ho un tremendo bisogno di soldi". "Sei matta? Lascia stare quella robaccia. Piuttosto vieni da me, c’è una persona importante che voglio farti conoscere". Era l’editore di Pasternak, la sera ci fu una festa in suo onore. Non avevo un vestito decente, arrivai anche in ritardo. Ma per fortuna... sa come succede nei cocktail?". No, cosa succede? "Il festeggiato alla fine rimane solo, in un angolo; e gli ospiti a fare gossip altrove. Così mi avvicinai, sfoderando la mia impertinenza. "So tutto di lei", improvvisai. E giù ad elencare tutte le mie amicizie italiane. Fino alla terribile gaffe. "Conosco Vittorio Gorresio, Palma Bucarelli, Luigi Barzini...". A questo punto mi interruppe, gelido. "Mein ex Stiefvater!", "Il mio ex patrigno!"... Barzini aveva sposato sua mamma Giannalisa e Giangiacomo aveva pessimi rapporti con lui. Naturalmente io ignoravo tutte queste storie". Ma voi parlavate in tedesco? "Abbiamo sempre parlato in tedesco. Giangiacomo lo conosceva perfettamente, ed è per questo che non ho mai imparato bene l’italiano". Così nacque la vostra storia d’amore. "Sì, una fantastica combinazione di due partner che andavano con una marcia in più. Ho sempre considerato Giangiacomo, più che un marito, un fellow traveller. Un compagno di viaggio sentimentale, intellettuale e mondano... a dire il vero lui detestava la mondanità. E anch’io sono stata una moglie poco convenzionale. La mia dote erano i contatti internazionali. Il mio modello l’editore F. Fischer di Berlino: un’idea di casa editrice come caravanserraglio attraversato dalle suggestioni più originali. Cominciavano gli anni Sessanta, la stagione forse più turbolenta. E Milano era una città piena di idee nuove, molto europea tra Strehler, Paolo Grassi, Roberto Olivetti e tanti altri. Spesso t’imbattevi in una discussione intelligente. C’era più qualità nel mondo"» (Simonetta Fiori).