Maria Serena Piretti, "Le elezioni politiche in Italia dal 1848 a oggi", Laterza 1996, 15 maggio 2001
Si va a votare, come risulta dal dibattito sulla riforma elettorale del maggio 1912, per tre ragioni: «O in ossequio al padrone, votando secondo le sue indicazioni; o mettendo in condizioni di non votare, con l’uso della violenza, i sostenitori del candidato avversario; o lucrando su quel diritto, malamente acquisito, aspettando a votare all’ultimo momento quando il prezzo per la vendita del proprio consenso è sensibilmentre aumentato»
Si va a votare, come risulta dal dibattito sulla riforma elettorale del maggio 1912, per tre ragioni: «O in ossequio al padrone, votando secondo le sue indicazioni; o mettendo in condizioni di non votare, con l’uso della violenza, i sostenitori del candidato avversario; o lucrando su quel diritto, malamente acquisito, aspettando a votare all’ultimo momento quando il prezzo per la vendita del proprio consenso è sensibilmentre aumentato».