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 2000  gennaio 11 Martedì calendario

Dopo il ripensamento del padre di Maas, sei mesi, biondo, occhi grigi, paffuto, selezionato per girare uno spot in Olanda, i fratelli Mosterman, pubblicitari, hanno avuto l’idea di realizzare un robot che riproducesse perfettamente le fattezze del bambino

Dopo il ripensamento del padre di Maas, sei mesi, biondo, occhi grigi, paffuto, selezionato per girare uno spot in Olanda, i fratelli Mosterman, pubblicitari, hanno avuto l’idea di realizzare un robot che riproducesse perfettamente le fattezze del bambino. Risultato: Maas II, robot ricoperto di pelle in silicone, con tanto di rotolini di grasso che disegnano pieghe sul corpo proprio come nel bambino vero. Maas II, assemblato dalla società elettronica inglese Artem, è in grado di esibirsi in sedici espressioni facciali e di compiere movimenti naturali: nello spot, dall’interno di un’incubatrice, prima digita su una tastiera del computer, poi appoggia il mento sul petto e sporge la mano dall’oblò, spalancandola. Nessuno, guardando le immagini in tivvù, si accorgerebbe che si tratta di un robot. Maria Rita Parsi, psicoterapeuta dell’infanzia, spera che questo sistema possa evitare lo sfruttamento dei bambini negli spot publicitari. Secondo la psicologa Angela Sangeli realizzando questi robot l’uomo nasconde il tentativo di sostituirsi a Dio: «Gli uomini si atteggiano a creatori. Creano una macchina a propria immagine e somiglianza per poi poterla completamente dominare. Per il robot l’uomo è Dio». Dopo le riprese, il padre di Maas si è rifiutato di portare a casa Maas II: «Mi inquietava».