Enrico Benedetto, La Stampa 13/01/2000, 13 gennaio 2000
Grève/Strike/Huelga/Sciopero». Fedele alla sua vocazione planetaria, il Centre Pompidou affigge la notizia del giorno in 13 lingue, persiano incluso
Grève/Strike/Huelga/Sciopero». Fedele alla sua vocazione planetaria, il Centre Pompidou affigge la notizia del giorno in 13 lingue, persiano incluso. I visitatori mancati non sembrano però apprezzare oltremisura la cortesia. Furiosa Ingrid Johnson, celebre pittrice australiana: «Aspettavo da quasi tre anni che riaprisse. Mi sono precipitata. Ed ecco, dieci giorni dopo si blocca. Il mio aereo parte domani. Un viaggio inutile: thank you, Beaubourg!». Si mormora che Jacques Chirac non fosse meno arrabbiato. Doveva presenziare l’inaugurazione ufficiale, martedì scorso. Ma dal 10 gennaio, il personale sciopera. E benché ieri sera alle 19 il lavoro sia ripreso, già s’ipotizzano agitazioni bis la settimana prossima. Una beffa, insomma, per i 35 mila frequentatori quotidiani del Beaubourg. Eppure, a sentire i sindacalisti, il Centre Pompidou è fermo anche per loro. Come sarebbe? Lo chiediamo a Jean-Philippe Mahe, della Cfdt. «Nel vecchio Beaubourg, l’accesso era gratis. Adesso il pubblico paga 20 franchi per utilizzare le grandi scale mobili. E la terrazza non è più uno spazio libero. La brasserie all’ultimo piano vuole selezionare gli arrivi, temendo che un flusso eccessivo disturbi la clientela. questa la ”logica di privatizzazione” che denunciamo sui nostri volantini».