Elaine Sciolino su Il VenerdÏ di Repubblica dell’11/05/01 a pagina 68., 11 maggio 2001
Nel novembre del 1979, militanti iraniani occuparono l’ambasciata statunitense a Theran, prendendo decine di ostaggi; sei persone, però, riuscirono a nascondersi nell’ambasciata canadese
Nel novembre del 1979, militanti iraniani occuparono l’ambasciata statunitense a Theran, prendendo decine di ostaggi; sei persone, però, riuscirono a nascondersi nell’ambasciata canadese. Per salvare i sei diplomatici, Antonio J. Mendez, funzionario capo dell’Ufficio Servizi Tecnici della Cia, pensò di mettere in piedi una falsa troupe cinematografica e si informò su quante persone sarebbero occorse per fare un sopralluogo sul set di un film (ce ne volevano otto: produttore, cameraman, direttore artistico, addetto ai trasporti, consulente per la sceneggiatura, produttore associato, business manager, regista). Poi Mendez (in appena quattro giorni) mise in piedi la falsa casa di produzione (lo Studio Six Productions). Per il film fu scelto un titolo, "Argo", e un logo, che vennero pubblicizzati con annunci a tutta pagina su "Variety" e "The Hollywood Reporter". Una volta pronti i documenti, Mendez e un agente della Cia volarono a Theran, in casa dell’ambasciatore canadese che nascondeva i sei diplomatici. Nei due giorni successivi all’arrivo vennero compilati i passaporti e i finti moduli di sbarco iraniani, e gli ostaggi si calarono con impressionante abilità nel ruolo dei personaggi hollywoodiani. Mendez: «Il cambiamento più straordinario era quello del distinto e morigerato Bob Anders. I capelli bianchi erano stati pettinati alla moda dei "mod". Indossava pantaloni attillati senza tasche e una camicia di seta azzurra sbottonata sul torace dove faceva bella mostra di sé una catena con medaglione d’oro. Con il giubbotto arrotolato sulle spalle passeggiava su e giù per la stanza con la stessa nonchalance di un damerino di Hollywood». Il 28 gennaio 1980, giorno dell’imbarco, il funzionario del checkpoint timbrò i visti e raccolse i moduli senza notare nulla di strano e la falsa troupe riuscì a imbarcarsi: «Aspettammo finché l’aereo non decollò e uscì dallo spazio aereo iraniano, poi ci stringemmo la mano e ordinammo un bloody mary».