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 2001  maggio 18 Venerdì calendario

A Baku alla fine del 1800. 218 proprietari di pozzi di petrolio, «maomettani, armeni, russi, polacchi, georgiani, svedesi (la casa Nobel)», fra loro un persiano di nome Riza «degno signore di eccezionale cultura che ogni anno faceva viaggi all’estero e passava per un modello di civiltà europea»

A Baku alla fine del 1800. 218 proprietari di pozzi di petrolio, «maomettani, armeni, russi, polacchi, georgiani, svedesi (la casa Nobel)», fra loro un persiano di nome Riza «degno signore di eccezionale cultura che ogni anno faceva viaggi all’estero e passava per un modello di civiltà europea». Il petrolio veniva trasportato tramite tubature, una per ogni impresa, «centinaia di tubi giacevano assai fitti nel deserto e offrivano uno spettacolo che confondeva la vista». Una di queste tubature era di proprietà di Riza. «La conduttura attigua alla sua apparteneva a una grande Ditta ed era in attività giorno e notte». Un giorno qualcuno notò che a destinazione giungeva assai meno petrolio di quanto dovesse. Dopo lunghe indagini fu scoperto che Riza sottraeva petrolio alla grande compagnia e lo convogliava nei suoi depositi con una tubatura sotterranea. I pozzi vennero chiusi, il persiano fu messo in prigione, e ne fu chiesta la morte. Prima che la sentenza venisse decisa, Riza si suicidò in cella e venne sepolto con grande solennità. Dieci anni dopo fu visto a Parigi elegantemente vestito e intento a consultare un listino di borsa: aveva cambiato i suoi abiti con quelli di un morto, gli aveva sparato un colpo in testa e, corrotti i carcerieri, era fuggito. «Non si muore con tanta facilità - disse - La vita è troppo bella per uccidersi in causa di quella piccola farsa del petrolio».