Essad Bey (Leo Noussimbaum), Líepopea del petrolio, R. Bemporad & Figlio Editori, Firenze 1937, 18 maggio 2001
A Baku ai primi del ’900. I giovani della Persia settentrionale e del Daghestan lavoravano ai pozzi come foratori o uomini di fatica
A Baku ai primi del ’900. I giovani della Persia settentrionale e del Daghestan lavoravano ai pozzi come foratori o uomini di fatica. «Il lavoro ai pozzi cominciava alle sei del mattino e finiva esattamente dodici ore dopo alle sei di sera [...] Per dodici ore l’operaio doveva restare immobile su una piccola piattaforma e regolare il funzionamento del cavo in cima al quale era sospeso un secchio. Per dodici ore egli doveva osservare il cavo ed ogni cinque minuti premere una leva. Non poteva permettersi di volgere gli occhi nemmeno per un istante. La minima disattenzione bastava per demolire il ”derrick” e seppelire l’operaio stesso sotto le rovine. «L’operaio respirava l’aria imbevuta di petrolio; il corpo mezzo nudo era ricoperto di un sudore oleoso. Il petrolio usciva continuamente dal pozzo e veniva incanalato in fosse, veri laghi di petrolio. Spesso la correggia di cuoio della leva si rompeva e quando il disgraziato non aveva fortuna il pezzo strappato gli frustava il corpo [...] «Vicino alla torre vi era una temperatura di quaranta gradi. Dopo dodici ore di lavoro l’operaio poteva infine fermare la leva. [...] L’interno del ”derrick” liberava allora un essere oleoso. Era l’operaio che dodici ore prima vi era entrato per compiere il suo lavoro. L’operaio si curvava su uno degli innumerevoli canali di petrolio, prendeva un po’ di terra grassa nel palmo della mano e si strofinava il corpo. «Questa terra oleosa era il sapone dell’operaio. Dopo di essersi così ripulito, mangiava un po’ di pane di mais e un po’ di formaggio, beveva acqua - il che era già un lusso perché l’acqua è scarsa a Baku - e raggiungeva la sua baracca. «Questa baracca (le baracche erano tutte le stesse nella regione) si componeva di una lunga camera oscura con due ordini di letti da campo sovrapposti. I letti da campo erano stretti e sporchi. Normalmente erano predisposti per un solo dormiente ma in realtà vi si ammucchiavano tre disgraziati. Il salario era dai dodici ai venti rubli al mese, cioè da centocinquanta a duecentocinquanta lire attuali (del 1937 ndr ). In alcune Società si prelevava su questa somma il costo del pane e dell’alloggio».