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 2001  maggio 18 Venerdì calendario

«Operai armati si erano appostati sui tetti dei ”derricks”, sorvegliavano la città lontana e cantavano canzoni selvagge di briganti

«Operai armati si erano appostati sui tetti dei ”derricks”, sorvegliavano la città lontana e cantavano canzoni selvagge di briganti. Gli indigeni erano fuggiti abbandonando i pozzi. I proprietari inviarono dei delegati a parlamentare con gli operai. I parlamentari furono scacciati. Essi furono rimandati a parlamentare con i ribelli; allora gli operai li legarono e li gettarono nei pozzi. Non si poterono recuperare i loro corpi putrefatti che parecchie settimane dopo. Il terrore si impadronì della città. Truppe vennero da tutte le regioni e avanzarono verso i pozzi. Il governo ordinò agli operai di arrendersi. Nessuno obbedì. Ad un tratto mentre la regione petrolifera era già tutta circondata in un cerchio di ferro di soldati, quando parecchi operai ebbero constatato che la loro situazione era senza uscita, nei ”derricks” divamparono le fiamme. Grida di disperazione salivano dai pozzi. In mezz’ora tutte le torri dei pozzi erano in preda al fuoco. Nessuno seppe chi avesse appiccato l’incendio. Milioni distrutti; non restavano che nuvole oleose che si elevavano grevi verso il cielo. Con le facce sconvolte, lo spavento negli occhi gli operai fuggivano dalla regione del fuoco. Ma il fanatico incendiario era scomparso. Per molti giorni i pozzi bruciarono. Di notte rosseggiavano nel cielo luci immense. Nessuno osava avvicinarsi ai campi di petrolio in fiamme. Quando finalmente l’incendio si spense da sé l’industria petrolifera del Caucaso non esisteva più. fra le rovine si ritrovarono i resti carbonizzati degli impiegati che avevano fatto il loro dovere fino all’ultimo».