Laura Monfredini , da Il cannibalismo editore xenia 2000, 21 maggio 2001
Jeffrey Dahmer. Nasce nel ’58 a Milwaukee. Introverso e solitario, da piccolo ama collezionare farfalle, che disseziona con gusto
Jeffrey Dahmer. Nasce nel ’58 a Milwaukee. Introverso e solitario, da piccolo ama collezionare farfalle, che disseziona con gusto. Dopo il divorzio, la madre lo affida alla nonna, a West Allis. Qui, nel ’78, commette il primo delitto: fa ubriacare un autostoppista, poi lo invita a casa, lo tramortisce con una spranga, lo strangola e lo smembra. Trova lavoro come addetto ai prelievi di sangue, poi come miscelatore in una fabbrica di cioccolata. Vive solo a Milwaukee. Viene arrestato nel nel luglio ’91 quando Tracy Edward, trentaduenne di colore, riesce a sfuggirgli e chiama la polizia. Durante la perquisizione gli agenti trovano sotto il letto un lungo coltello e foto di teste mozze, arti staccati, torsi in decomposizione. Nel frigo ci sono resti di bicipiti, un cuore, varie teste. Altri reperti: testicoli in una pentola a pressione, crani dipinti, membra mummificate e uno scheletro completo nella camera da letto. In una foto, con l’autoscatto, Dahmer intento a versare acido all’interno di un tronco umano. Dice di aver ucciso e mangiato diciassette giovani maschi, di età compresa tra i 14 e i 33 anni, avvicinati in un bar per gay. Ha avuto rapporti coi loro cadaveri e mangiato il cuore, fritto, con contorno di verdure. Condannato a 936 anni (nel Wisconsin non esiste la pena di morte), muore stragolato in carcere.