Michel Roux, liMes 3/1998, 21 maggio 2001
Nel 1989, Milosevic eliminò gli elementi essenziali dell’autonomia e celebrò il suo trionfo in occasione del sesto centenario dell’epica battaglia contro i turchi nella piana del ”Campo dei merli” (luogo santo dove si sarebbe manifestata la vocazione eroica della nazione serba al martirio e alla redenzione)
Nel 1989, Milosevic eliminò gli elementi essenziali dell’autonomia e celebrò il suo trionfo in occasione del sesto centenario dell’epica battaglia contro i turchi nella piana del ”Campo dei merli” (luogo santo dove si sarebbe manifestata la vocazione eroica della nazione serba al martirio e alla redenzione). Nell’estate del 1990, dinanzi al rifiuto crescente degli albanesi di accettare il nuovo ordine costituzionale, Milosevic passò alla fase successiva di quella che si presenta come la riconquista del Kosovo: in base a legge eccezionali gli albanesi vennero allontanti dai posti di direzione con licenziamenti di massa; i mezzi d’informazione in lingua albanese furono sospesi, l’insegnamento interrotto. Posti di fronte a questo apartheid de facto, gli albanesi si separarono nettamente da uno Stato di cui ormai boicottavano le elezioni, le imposte, il servizio militare, i censimenti. Si organizzarono, ricostituendo un loro sistema scolastico e sanitario e proclamando una loro ”Repubblica del Kosovo” clandestina. Il ”presidente” Ibrahim Rugova, scettico sulle possibilità di riuscita di una rivolta armata, optò per una resistenza non violenta, associata ad intense iniziative diplomatiche presso le varie potenze.