Lucio Caracciolo, liMes supplemento al 1/99, 22 maggio 2001
Perché siamo entrati in questa guerra? «In teoria per trasformare il Kosovo in un Trentino Alto Adige protetto dalla Nato
Perché siamo entrati in questa guerra? «In teoria per trasformare il Kosovo in un Trentino Alto Adige protetto dalla Nato. Ma Pristina non è Bolzano (né per fortuna viceversa). [...] Abbiamo voluto essere più furbi dei balcanici. Eccoci prigionieri della nostra astuzia. Per non perdere il bene più prezioso di qualsiasi alleanza militare, la credibilità, decine e forse centinaia di migliaia di soldati atlantici dovranno sconfiggere Milosevic a casa sua, in una terra che, diceva Bismark, ”non vale le ossa di un solo granatiere di Pomerania”. [...] Da questa confusione sta emergendo il significato strategico dell’operazione. Dal punto di vista americano si tratta di stabilire quali alleati sono affidabili e quali lo sono meno nella prospettiva della ”Nato globale” o meglio ”macroregionale”. Un’alleanza militare capace di intervenire quando, come e dove vuole (in Eurasia e nel Mediterraneo) senza più bisogno di coprirsi dietro le Nazioni unite, come ancora nella guerra del Golfo. Oggi in Kosovo, domani chissà, in Cecenia o in Dagestan, a sfidare quel che resta della Russia. Una forma di darwinismo geopolitico, di ”selezione naturale”. Chi regge il passo ”globale” di Washington è degno di stare nel club. Gli altri, al massimo, faranno da bassa forza. l’affermazione dell’idealismo sul pragmatismo, di Woodrow Wilson su Theodor Roosevelt».